VANESSA JULIEN
Psicologa clinica presso la Protezione Giudiziaria per Minorenni (ndt. In francese Protection Judiciaire de la Jeunesse PJJ) e psicanalista
Mentre gli ospedali sono oberati da situazioni drammatiche, i servizi sociali, le residenze protette per minorenni, le prigioni, contengono persone che si sono trovate sempre più isolate al progredire della crisi sanitaria. Pertanto, gli operatori sociali, continuano a accompagnarli, restando nell’ombra senza protezioni né risorse aggiuntive.
Ad oggi, sembra che noi tutti abbiamo preso coscienza della possibilità di essere portatori del Covid-19, attori di questa grande catena sociale di contagio, a volte mortale. Sono numerosi coloro che oggi applaudono alla loro finestra sparsi per il mondo, mettendo in atto un rituale di riconoscenza per i professionisti della sanità. Naturalmente possiamo essere toccati da questo slancio, possiamo anche vedere in esso la necessità di estinguere un debito nei confronti di coloro che salvano le nostre vite con così pochi mezzi.
Quando Emmanuel Macron ha dichiarato il confinamento dei Francesi a cominciare dal 17 marzo 2020, la chiusura di tutti gli asili e dei luoghi di insegnamento e imposto il lavoro da casa, non ha avuto una parola per gli operatori sociali che hanno dovuto anch’essi, continuare a lavorare al servizio delle fasce di popolazione più vulnerabili. Di fatto, le prigioni, gli ospedali psichiatrici, gli asili nido, le residenze protette per l’infanzia, le associazioni per l’assistenza ai senzatetto, ecc. non hanno cessato di portare avanti la loro missione. Solamente per quanto riguarda la protezione dell’infanzia, ci sono 350.000 minorenni in situazioni di rischio, bisognosi di un accompagnamento continuativo senza maschere, senza tamponi e senza alcuna possibilità di distanziamento sociale.
Nessuno ha tenuto conto neanche per un secondo che i detenuti, i lattanti negli asili nido, i minorenni a rischio, i pazienti psichiatrici, gli adolescenti affidati alla giustizia, si trovano abbandonati senza professionisti che possano prendersi cura di loro. Tuttavia, dall’inizio del confinamento, gli operatori sociali non sono quasi mai stati citati dai leader politici e non è stata data loro alcuna protezione.
Messa al bando
L’etimologia della parola «confinamento» ci rimanda alla questione del «limite/confine», e lo fa battendo alla porta dei marginali posti ai confini della nostra società. I professionisti che hanno fatto la scelta di lavorare con essi sono ugualmente toccati da questa messa al bando. Le recenti leggi sulla disabilità che hanno accompagnato i movimenti delle nostre società a favore dell’inclusione di tutti potrebbero ingannarci sulla nostra capacità di integrare tutti coloro che non rientrano in una specifica definizione di identità. La madre alcolista che picchia il suo bambino, lo psicotico che defeca al centro della sua stanza d’hotel finanziata dai servizi sociali, il giovane problematico che moltiplica gli scippi per strada, il criminale incarcerato per l’assassinio della sua compagna, il bambino che picchia tutti quelli che lo circondano per quanto si sente perseguitato, il sans-papier assuefatto agli antidolorifici che sarebbe pronto a tutto pur di ottenere una dose… Tutti questi esseri che annaspano per sopravvivere, questi corpi sofferenti, queste anime torturate incarnano nel nostro immaginario “gli estranei radicali”, quelli ai quali ci convinciamo che non assomiglieremo mai, a cui evitiamo accuratamente di avvicinarci troppo per paura di essere contagiati dai loro destini alieni.
Laddove Covid-19 ci dà l’impressione di avere un nemico comune che rende gli operatori sanitari i nostri scudi, gli operatori sociali si prendono cura di ciò che rifiutiamo come possibile destino. E se il confinamento aumenta il loro isolamento professionale e la sofferenza degli utenti marginalizzati che accompagnano, ricorda anche loro come già facessero parte della casta degli Intoccabili.
Mentre i nostri ospedali traboccano di situazioni drammatiche, i servizi sociali, le residenze protette per minorenni, le carceri, contengono ciò che è stato a lungo ridotto a brandelli. Tutti i professionisti che lavorano per prendersi cura dei nostri concittadini dovrebbero essere riconosciuti e legittimati dalle nostre scelte politiche.
Dietro allo spettro diffuso dal Covid-19, si celano i corpi sofferenti della nostra società in agonia. Dietro alle nostre maschere che dovrebbero proteggerci si celano i nostri volti, spaventati di fronte a ciò che è stato permesso di fare dei principi fondanti della nostra Repubblica.
Libération 21 aprile 2020